marco valenti scrive

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15 dicembre 2017

Fiscal compact familiare





Una semplificazione in forma di storiella su qualcosa che sta facendo straparlare parecchio.

Interno sera. Un appartamento. Padre, madre e tre figli. Il padre li riunisce attorno al tavolo e spiega.

“Allora ragazzi. La mamma già lo sa e abbiamo ritenuto giusto spiegare anche a voi la situazione.
Sono stato a parlare con la banca e mi hanno fatto notare alcune cose. 
Negli ultimi anni abbiamo speso più di quanto abbiamo guadagnato appoggiandoci su un fido bancario che, anno dopo anno, ha creato un debito e degli interessi sempre più alti.

Lo abbiamo fatto per il mutuo sulla casa, per le cure dentarie, per la vostra istruzione, lo scooter, gli elettrodomestici, le vostre paghette mensili, lo sport, le vacanze. Comunque sia il debito è aumentato e la spesa per gli interessi è diventata troppo alta rispetto a quello che guadagniamo.


Rientrare immediatamente dal debito ci porterebbe alla rovina e così ci siamo impegnati ad avere un tetto alle spese: quindi dall’anno prossimo non potremo spendere più di quanto abbiamo speso quest’anno.
La banca dice che è un patto che è stato accettato non solo da noi ma anche da altre famiglie.”.

I figli hanno occhi sgranati, sono perplessi e non capiscono come possa essere successo. A turno chiedono spiegazioni.

“E l’abbonamento in palestra?”.

“Ma la paghetta?”.

Il padre spiega come può.

“Forse avremmo dovuto comprare una casa in periferia invece che questa o fare meno viaggi. 

Magari non cambiare il televisore o accontentarci di un telefono da passeggio che non costasse mezzo stipendio. 
Dovremo darci delle priorità da ora in avanti: tutti insieme, responsabilmente”.

Interviene la madre.

“Ovvio che il mutuo, le bollette, le spese mediche e per la vostra istruzione le continueremo a pagare. Dovremo stare tutti più attenti: possiamo farcela”.

Seguono discussioni di vario genere, dove vengono avanzati desideri riposti nell’anno successivo e dove ogni desiderio aumenterebbe la spesa sostenuta nell’anno corrente a meno di non risparmiare da qualche altra parte: un manicomio crescente.

Si prova a ragionare tra necessario e superfluo – forse per la prima volta – e su come si sarebbe già potuto risparmiare sulle bollette usando con giudizio l’elettricità e l’acqua o il riscaldamento di casa.

Quelle cose alle quali i ragazzi non pensano finché non sono obbligati a farlo.

Per quanto un po’ mesta, la discussione sembra costruttiva e piena di buone intenzioni; ciascuno – viene stabilito – si impegnerà a non spendere più di quanto abbia fatto nell’anno in corso e di evitare sprechi e controllare i propri comportamenti. 

I normali mugugni sembrano sciogliersi in un senso di responsabilità condivisa.

Il compromesso familiare, dove ciascuno e tutti insieme si impegnava al “pareggio di bilancio”, si inceppa sulla domanda del figlio più grande.

“Papà, ma se l’anno prossimo investo per rilevare quel locale del quale abbiamo parlato tante volte – per intraprendere una attività – i soldi investiti saranno di più delle spese! Se li mettono nel conto sforiamo con le uscite ma se non posso farlo non comincerò mai a lavorare!”.

Segue un momento di impaurito, sgomento, silenzio dove ciascuno comprendeva il paradosso di una applicazione della norma indifferentemente estesa a tutti.

Un po’ come più volte è già successo con i Ministeri dello Stato. Viene deciso un taglio del 10% e questo viene ripartito su tutti i Dipartimenti e gli Uffici di ogni Ministero in modo indiscriminato e a prescindere dall’organico, dai carichi di lavoro, dalla produttività: demenziale. 
Stupidamente e acriticamente accettato da tutti.


“Beh”  il padre di famiglia rompe il silenzio “Non credo che alla banca convenga che la nostra famiglia si impoverisca: non avrebbero più possibilità di farci rientrare dal debito.

Noi cercheremo di risparmiare ciascuno secondo le proprie possibilità e io mi impegno, come capofamiglia, a valutare le necessità di spendere di ciascuno di voi da buon padre di famiglia.

 Morigeratezza e risparmio sono indispensabili ma l’investimento è necessario e perciò convincerò la banca, ragionando conti alla mano, a darci una deroga rispetto a quanto pattuito”.


Così parlerebbe un capofamiglia responsabile e consapevole di avere irragionevolmente fatto troppi debiti e pochi investimenti.

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