marco valenti scrive

marco valenti scrive

15 settembre 2014

Asfalto urbano



La strada.
Anno dopo anno il manto di asfalto era diventato deplorevolmente inesistente. Chi, come me, gira su due ruote esercitava la memoria nel ricordare le disposizione delle buche, gli sconnessi, i pochi tratti sui quali esercitare una parvenza di guida sicura. Anno dopo anno, stagione dopo stagione quella strada della capitale del Paese somigliava sempre di più ad un percorso da motocross o a una periferia abbandonata nella noncuranza degli amministratori circa il fatto che fosse un tratto di grossa percorrenza.
Questa estate il miracolo: un nuovo manto stradale. Perfetto come un tavolo da biliardo, inclusi i tombini per lo scolo delle acque. Grande la mia felicità di motociclista a di cittadino. Finalmente! Chi soffre come me, da anni, i disagi di muoversi in scooter mi capisce. Avremmo da elencarne di disagi: tra questi le buche mannare e imprevedibili.
La strada è liscia da poco più di un mese. Un lavoro eccellente.
Da pochi giorni un bandone di plastica bicolore, rosso e bianco, fa ghirlanda appeso tra un segnale stradale e un albero e un altro segnale stradale e un palo della luce lungo tutta la strada. Su di esso foglietti appesi preannunciano un imminente, temporaneo, divieto di sosta e di fermata. Motivazione del divieto annunciata sui cartoncini appesi al nastro di plastica bicolore: necessari lavori di adeguamento del sistema fognario.
Quindi verranno, romperanno l’asfalto appena steso, scaveranno, adegueranno le fogne, riempiranno la trincea. 
Poi?
Inevitabilmente si limiteranno a rattoppare, alla bell’è meglio, il manto stradale con una porzione di asfalto a coprire solo lo scavo effettuato.

Il bilancio della Capitale del Paese è in pesante deficit; il bilancio del mio Paese è in deficit; nel mio Paese si taglia (la chiamano "spending review") e non ci sono abbastanza soldi. 
Però subito dopo aver fatto un manto stradale alla perfezione lo aprono per ammodernare un tratto fognario. 
Dopo.

Da lì ricominceremo con i primi strazi, le prime inevitabili sconnessioni, i primi sobbalzi degli pneumatici. 
Fatalmente entro un anno si formeranno le prime crepe e le prime buche e sarà un crescendo fino a vanificare totalmente quel che di buono è stato fatto – da pochissime settimane – per rendere onestamente percorribile e sicura la strada.

Incupito e nervoso, rassegnato ma non quieto, scrivo questa piccolissima nota chiudendola senza alcuna facile considerazione e senza imprecazioni (che tengo per me e lascio alla vostra immaginazione) ma con una unica domanda.


Perché?



(The road goes ever on - from "The Lord of the rings)

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