marco valenti scrive

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23 maggio 2014

Carpe diem





Carpe diem

Tu non domandare - è un male saperlo - quale sia l'ultimo giorno che gli dei, Leuconoe, hanno dato a te ed a me, 
e non tentare gli oroscopi di Babilonia (i numeri babilonesi). 

Quanto è meglio accettare qualunque cosa verrà.

Sia che sia questo inverno - che ora stanca il mare Tirreno sulle opposte scogliere - l'ultimo che Giove ti ha concesso, 
sia che te ne abbia concessi ancora parecchi, sii saggia, 
filtra il vino 
e taglia speranze eccessive, perché breve è il cammino che ci viene concesso.
 Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso: 
cogli il giorno, 
fidandoti il meno possibile del domani.
Orazio –  Le Odi (Undicesima ode del primo libro)

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros.
Ut melius, quidquid erit, pati.
 Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam, quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi spem longam reseces.
Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem quam minimum credula postero.


Ma fugge intanto, fugge irreparabile il tempo, mentre presi
dall'amore indugiamo a descriverlo.
Virgilio – Le georgiche (dal terzo libro)

Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus,
singula dum capti circumuectamur amore.


Qui, in Virgilio il tempo fugge mentre parliamo (fugit); in Orazio invece il tempo (invidioso) sarà fuggito già (fugerit) mentre stiamo ancora parlando e bevendo vino.
Che sia per questo che la cosa è meno « irreparabile » ?

Resta che qualcuno mi ha fatto notare come dal momento in cui si versa il vino (filtrandolo) il tono della ode si ammorbidisca.
Rileggete un paio di volte.
Qualcosa cambia.

Carpe poi è un termine usato nei lavori agricoli per « potare » e da lì si può pensare « cogliere i frutti ».
Carpe diem potrebbe essere quindi cogli i frutti del giorno, cogli il giorno, vivi il tempo presente.
Come un frutto.
Come un vino.
Consapevolmente.

Sapendo che nessun oroscopo potrà dirci cosa c’è in serbo per noi.

Meraviglia.

Oppure la cosa straordinaria è che mi meravigli e mi emozioni proprio io che di latino non ho mai capito nulla e ho passato tutto il liceo ad arrabbattarmi per non essere rimandato?

2 commenti:

  1. Ode molto profonda quella di Orazio ma di non facile interpretazione.
    Qui, oltre ad aver conosciuto l'ode nella sua interezza, ne ho capito anche il senso, e per questo ti ringrazio di aver pubblicato questa attenta analisi.

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    1. Grazie moltissimo a te per aver trovato utile il mio sforzo da "non latinista" e aver voluto commentare.

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