marco valenti scrive

marco valenti scrive

5 giugno 2012

Giardinieri e giardini



Sono un giardiniere.

Nel mio giardino ho piante diverse, molto diverse.
Alcune sono esigenti e vogliono cure continue, acqua in abbondanza, concime specifico, potature e aiuto alla crescita con sostegni e legacci; altre te le puoi scordare e crescono rigogliose offrendoti la loro ombra o il profumo dei fiori o il gusto dei frutti.
A volte decido, dopo un po’ che mi accanisco perché si mantenga rigogliosa, che una pianta non è recuperabile. Smetto di occuparmene.
Mi ricordo tutte le piante che ho perduto così. Provo affezione per ciascuna e dispiacere più o meno grande per non averle più in giardino.
Non posso star dietro ad ogni pianta e, sinceramente, preferisco quelle che non necessitano una esagerazione di cure. 
Forse sono un giardiniere stanco.
Poi il giardino è grande.


Il giardiniere – Olio su tela  
V. Van Gogh – 1889
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Sono una pianta da giardino.

Non sono adatta a tutti i climi e ho bisogno di cure; non amo gli insetti e i parassiti; necessito della giusta innaffiatura.
La mia crescita, i miei fiori e i miei frutti, dipendono dalla cura che il giardiniere vorrà dedicarmi ma anche dalle gelate impreviste fuori stagione.
Del resto non sono un sempreverde: ho le mie stagioni.




Sono giardiniere e sono pianta.
Tutti lo siamo nei rapporti interpersonali: questa era solo una banale metafora.



Ora stacco. Ho sete.



Ora stacco. Vado ad innaffiare.

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