marco valenti scrive

marco valenti scrive

19 marzo 2012

il tifo, la mancanza di bon ton, e il non senso imperante


Quando si dice la delicatezza, il bon ton, l’aplomb, però anche il fato.

Uno se ne sta lì tranquillo a scribacchiare sul suo computer quando urla belluine lo distolgono.

Ci si ricorda che è sera di coppa dei campioni e ci si collega con i risultati in corso.

Con tutta quella bella calma che contraddistingue internet quando finge di dare partite in diretta si scopre, qualche minuto dopo, che non è il Napoli ad aver segnato ma la squadra avversaria.

Allora ti interroghi, escludi di essere altrove dall’Italia, escludi che il vicino di casa che urla di gioia sia straniero e ti chiedi: perché?

Mi trovavo a casa, a Roma, e non c’erano in campo la squadra della Capitale e neppure quella della periferia. Perché tifare in modo sfegatato contro la squadra italiana e a favore di quella straniera?

Credevo di essere nel giusto.

Passione per i propri colori, sana antipatia per la squadra che prova a invadere la tua città o per un paio di squadre del nord contro le quali la tua si è scornata ma, poi, basta.

Non è così.

Il vicino ha ululato ancora, per tre volte, ma non era solo.

Antipatia cromatica?

Invece io ad essere contento che il Napoli uscisse dalla coppa proprio non ci riuscivo.

Anzi: mi dispiaceva un po’.

Probabilmente risparmio energia negativa per elargirla, concentrata, su pochi.

Non so.

Spesso, ultimamente, si è invocato – in politica, nella società, nelle diatribe ingovernabili ed accese – un passo indietro.

Ora che è passato qualche giorno mi associo, nel calcio e non solo.

Un passo indietro?

Forse le prime gemme del ciliegio o, forse, l’impressione di cose più serie mi fanno saggio.

Magari il piccolo privilegio di non soffrire malattie di tifo davanti allo schermo di un apparecchio televisivo.

L’età che avanza?

Magari, un domani, ringraziamenti dall’Albinoleffe.

Perché proprio l’Albinoleffe?

Perché da bambino cercavo Atalanta ma non la trovato nelle carte geografiche e perciò, da allora, decisi di non voler sapere dove fosse Albino L’Effe.

Sarà che, come ebbe a dire Giobbe Covatta, "non siamo noi ad essere razzisti: sono loro ad essere napoletani"?

Sarà...

Però "Benfica Napoli" .

Vuoi mettere?

Se è un gioco si deve giocare.

Se è una malattia ci si può curare.

Non dite?

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