marco valenti scrive

marco valenti scrive

10 ottobre 2011

Mezza pensione, una cena, due anziane romane, un rosso di Montefalco





La combinazione di bassa stagione e mezza pensione, se il posto scelto è adeguato, offre parecchi vantaggi dal punto di vista squisitamente culinario. Non essendo costretti a dare soddisfazione a gusti troppo diversi i cuochi possono ammannire piatti selezionati e di sicura riuscita. In più si riesce ad evitare la liturgia del buffet, troppo spesso ricettacolo di umanità golosa ed avida di riciclati avanzi.




I tavoli apparecchiati sono pochi e vicini, i camerieri si muovono con agio e professionalità, c’è poco rumore di fondo e i commensali dialogano con un tono di voce adeguato.
Mentre la cena si preannuncia un momento di delizia, alle mie spalle due signore, romane per intonazione ed over settanta (avrei scoperto più tardi) alla vista, riescono ad attirare l’attenzione delle mie povere orecchie.




Come spesso capita ai deboli di udito parlano a voce alta ma, soprattutto, si rendono protagoniste di una serie di siparietti con il cameriere degni di essere riportati.
La cena prevede che i commensali scelgano tra due primi piatti, due secondi, due contorni e due dolci. Bevande a parte.








Le signore in questione non si adeguano alla nostra scelta di strangozzi con erbette locali e pomodoro filettato a crudo, di tagliata di manzo e di insalata mista seguita da babà con crema e, contemporaneamente, rifiutano anche le rispettive alternative adducendo una lunga serie di problemi digestivi e più in generale di salute.
Vorrebbero spaghetti all’inglese, vitello ai ferri e patate arrosto o lesse.





Siamo costretti all’ascolto e non riusciamo a non commentare che un soggiorno a “villa arzilla” sarebbe stato più appropriato.





Sul primo il cameriere strappa un accordo per gli strangozzi conditi con olio dop e parmigiano. Riporto da Wikipedia (che possa non chiudere mai e poi mai) le prime parole sugli strangozzi a beneficio di chi non sa e a comune denominatore per tutti. Lascio selezionabili le parole sottolineate che aprono altre pagine della libera enciclopedia giusto per sottolinearne la struttura adorabile.







Gli strangozzi sono una

pasta lunga a sezione quadrata o rettangolare, tipica del comprensorio Spoletino ma diffusi anche in tutta l'Umbria, nelle Marche e nel Lazio. Sono chiamati anche, a seconda delle zone, stringozzi, strengozzi, strengozze, strozzapreti o strangozzo, come nel ternano, ciriole. L'aspetto è molto simile a quello dei tagliolini ma, a differenza di questi, non sono all'uovo. Prodotto "povero" che, secondo la scheda di prodotto agroalimentare tradizionale, va realizzato a mano stendendo una sfoglia, spessa tra i 2 e i 4 mm, di pasta di farina di grano tenero, acqua ed eventualmente sale. La sfoglia è poi tagliata a strisce di circa 4 mm di larghezza e la lunghezza di circa 30 cm. Il prodotto può essere realizzato anche industrialmente con semola di grano duro tramite un processo di estrusione o laminazione, e ammatassato nella tipica forma ad 8.


Comunque mentre noi attacchiamo una monumentale tagliata di manzo al sangue le signore vengono servite del primo piatto. Una delle due si alza per prendere dal nostro tavolo il parmigiano scusandosi e adducendo la scusa che nel loro si sarebbe posata una mosca. Mosche non sembrano esserci, ma se una eventuale si posa al loro tavolo c'è di che trarre conclusioni. L’idea è che, in realtà, la signora cerchi sponda ai roro rimbrottii ma un mio sorriso e un mio cenno silente stoppano qualsiasi conversazione. “Non sia mai” penso “dovessero vagamente sospettare che siamo concittadini: Iddio me ne scampi!”.




Quando il primo viene servito la signore lamentano che sia troppo al dente e lo rimandano indietro. Nessun altro commensale trova nulla da dire sulla perfetta cottura degli strangozzi ma il cameriere, pazientemente, ritira i piatti proponendo un piatto di mezze maniche, sempre all’inglese.




I tempi della cena delle due signore si allunga, ovviamente, e questo è tema di lamentele – ovviamente a voce alta – nella conversazione delle medesime.




Cito qualcosa, per rendere l’idea.
“Un posto così bello e un servizio così scadente; immangiabili; chissà dove avranno trovato questo cuoco; magari non è neppure italiano; è una vergogna; non si tratta così la gente.”.




La bontà assoluta del pasto, innaffiata da un rosso di Montefalco 2006 Arnaldo Caprai, rende quasi divertente quello che, altrimenti, ci avrebbe infastidito. Si aggiunga quella buona educazione avuta che mi fa, spesso, vergognare di essere italiano all’estero e, a volte, di essere romano quando altrove da Roma.








Le signore, nel prosieguo, sono andate lamentandosi dei tempi del servizio, della qualità del vitello, della cottura del vitello, dell’incredibile tempo occorrente per lessare patate.
“Dobbiamo chiamare chi di dovere” spesso ripete quella più arrabbiata.




Prima che una signora lasci in anticipo la sala facendo sapere a tutti che attendeva una telefonata, le due chiamano il cameriere, tra la patata e il dolce.




Gli spiegano come cucinano loro, come si dovrebbe cucinare, chiedono di vedere il cuoco (e per fortuna viene loro negato), raccontano di quanto il posto sia bello e di come loro siano democratiche, di come la bellezza dei luoghi e l’essere democratici possa far passare un disservizio.




Lasciano l’incolpevole cameriere, che nella conversazione dice pochissime parole di circostanza, con una perla finale: “La democrazia è bella; noi siamo per la democrazia; la democrazia va saputa meritare”.





Il babà con la crema ci fa digerire perfino questa chiosa: ho detto tutto!






Due righe e un paio di link per il Rosso di Montefalco: 13°, di ottimo corpo, ottenuto con uve Sangiovese, Sagrantino e Merlot, è un vino che, a mio avviso, chiama piatti saporiti, primi ricchi, carni, salumi e formaggi ben stagionati.






www.arnaldocaprai.it




Nessun commento:

Posta un commento

Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.