marco valenti scrive

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18 marzo 2011

il vino del barbiere



Usci di casa e si recò dal barbiere, Ottavio, lo stesso da diversi anni. Quella tipologia di barbiere per cui puoi chiacchierare del più e del meno perché ti conoscono ogni capello hai in capo e non serve contrattare acconciature da rivista.
Uscì dal salone con in mano una bottiglia di vino e un sorriso compiaciuto.
Straordinariamente compiaciuto. Sperava nel dono, nell’omaggio di Ottavio, ma il codice non scritto era non chiedere ma attendere la mossa di Ottavio.
A richiesta avrebbe certamente opposto un cortese ma fermo diniego.
Il vino del barbiere. Lo riservava a pochi affezionati clienti ed era un rosso fatto da certi suoi parenti, “fatto con l’uva” diceva sempre. Non meno di tredici gradi e mezzo, uve campane di sole e lava.
Aveva già preso dalla zia Rosa, ultraottantenne, una bella cartata di fettuccine fatte in casa e aveva raccomandato alla moglie un sugo che fosse poco rosso.
La zia continuava a stendere la sfoglia a dispetto dell’età, con una precisione ed una capacità assolutamente uniche.
Né a lui né al suo migliore amico piacevano i sughi troppo lenti, quelli da macchia sulla camicia bianca, e preferivano un sugo rosso con sussiego, affatto acquoso.
Passò in norcineria per la pancetta di maiale e trovò che, oltre le salsicce comuni, la piccola bottega aveva in bella mostra un’epifania di salsicce al finocchio. Chiese lumi e si face convincere soltanto parzialmente. Metà normali metà col finocchio.
Patate al forno di accompagno.
Gli amici arrivarono puntuali con un dolce al cioccolato fatto in casa e ogni cosa ebbe sapore, ed era perfetta. Incluse chiacchiere per nulla scontate, affetto di lunga data, volersi bene in una intimità domestica e allegra che rese lieve ogni ombra che pur passava nelle loro esistenze a fare freddo a quella che, altrimenti, sarebbe stata la loro assoluta solarità.
Una serata deliziosa.
Le buone parole, i sorrisi, e la tavola perfetta fecero il successo dell’incontro.




Bello no?
Ci si chiederebbe chi lo ha scritto, quando accadde, che paesino sia stato a ispirare questa atmosfera.
D’accordo.
Roma, quindici giorni fa non oltre.
Lode all’amico, al suo barbiere, al suo norcino, alla sua zia, alla moglie.
Lode alla voglia di abbandonare la grande distribuzione per una qualità sapiente e assoluta.
Meglio mangiare legumi che carni di qualità scadente.
Grazie per la cena; per l’amicizia non ci sono aggettivi.

3 commenti:

  1. Complimenti, hai sapientemente descritto la piacevole serata trascorsa insieme, trasformandola in un vero e proprio racconto di cui tutti noi eravamo i protagonisti. La realta' è che le cose semplici vissute con persone vicine e care infondono allegria e serenità.
    D'altronde ci conosciamo solo da circa 45 anni........
    Paboo e moglie

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  2. concordo con paboo.....un delizioso racconto che hai voluto raccontarci in finale essere un episodio vissuto.
    proprio carino!

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  3. Ieri siamo stati ospiti a pranzo da Zia Rosa, nel Frusinate, con il seguente menu': polenta con spuntature, salsicce , verdura del suo orto e dolce alle mele e cioccolato fatto da mia cugina; il tutto annaffiato con il vino della casa! Il leggero fresco ed il camino acceso hanno sublimato i sapori genuini del simpatico convivio. Alla prossima....
    Paboo

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Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.